Nel 1993  il professor Manfred Schewe condusse uno studio  dal titolo “Fremdsprache inszenieren”, in cui, per la prima volta, un insegnante di lingue straniere prese in analisi il proprio insegnamento, lo monitorò  per un certo numero di anni e infine riferì alla comunità accademica i risultati del ruolo innovativo che la pedagogia drammatica britannica poteva svolgere all’interno delle discipline per l’apprendimento delle lingue straniere.  Il concetto di Schewe di didattica basata sul teatro, sviluppato attraverso un processo di “ricerca in azione”, condotto e testato su diversi gruppi target (ad esempio, studenti universitari che studiano una lingua straniera e insegnanti frequentanti corsi di formazione e perfezionamento), si ispira all’idea di “Unterricht als sinnliche Gestaltung” (che implica l’idea dell’istruzione come esperienza multisensoriale, Capitolo II) e di “Drama als Pädagogische Kunstform’” (il teatro come forma d’arte pedagogica, Capitolo III). Nell’esperienza di apprendimento delle lingue straniere egli distingue diverse fasi (sensibilizzazione, contestualizzazione e intensificazione) e, sulla base sia di unità didattiche più lunghe che  di brevi esercizi, dimostra che l’insegnamento delle lingue straniere con l’ausilio del teatro può, in linea di principio, essere applicato alle tre aree fondamentali di una disciplina per l’apprendimento della lingua straniera, ovvero lingua, letteratura e cultura. Egli fornisce una serie di esempi, tra cui esercizi teatrali che possono essere utilizzati sia per insegnare i vocaboli e la pronuncia, sia per praticare l’ascolto e la comprensione scritta. La raccolta di saggi Towards Drama as a Method in the Foreign Language Classroom, edito da Schewe e Shaw nel 1993, rappresenta un primo tentativo di fare un bilancio, da una prospettiva internazionale, delle diverse forme di insegnamento delle lingue straniere basate sul teatro e mirate al processo e al prodotto.

Gli anni successivi hanno visto un’ulteriore diversificazione in questo nuovo campo sperimentale, avviato da progetti di ricerca che si concentrano su specifiche aree della disciplina della lingua straniera e includono lo sviluppo di varie teorie per l’insegnamento e l’apprendimento basato sul teatro in queste aree. Il cambiamento di rotta in campo estetico dal lavoro al processo; dall’arte o dall’oggetto letterario all’atto, evento, accadimento, azione – in una parola, alla performance – ha continuato a influenzare e alimentare il dibattito teorico in varie discipline, comprese quelle delle lingue straniere. In passato, la didattica delle lingue straniere  era considerata quasi esclusivamente una disciplina scientifica. [..] Va notato, tuttavia, che la didattica delle lingue straniere si sta espandendo sempre più verso il campo estetico coinvolgendo varie arti tra le quali il teatro, la musica, l’arte visiva, la danza, il cinema, l’arte performativa. Nel corso degli ultimi due o tre decenni la pedagogia drammatica si è evoluta per diventare un’importante disciplina di riferimento nella didattica delle lingue straniere, costituendo la base di partenza per lo sviluppo della didattica performativa delle lingue straniere. Essa riconosce l’insegnamento e l’apprendimento basato sul teatro non solo come scienza, ma anche come arte, condividendo l’idea di Eisner (2008) secondo la quale, attraverso un approccio artistico, si possono creare intuizioni e opportunità di apprendimento uniche. […]

Scopo della didattica performativa delle lingue straniere è quello di avvalersi della grande varietà delle forme artistiche a scopo educativo. Essa, al di là delle discipline solitamente associate all’insegnamento e all’apprendimento delle lingue straniere (come ad esempio la pedagogia generale, la didattica della prima lingua, la psicologia, la linguistica e la letteratura), cerca attivamente il dialogo e lo scambio con le arti, in particolare con le arti teatrali e anche con le materie scolastiche/universitarie legate al campo estetico, tra cui la musica, l’arte visiva, la danza, la letteratura, il cinema. In questo contesto non esistono perciò linee chiare tra scienza e arte, teoria e pratica. L’obiettivo della didattica performativa delle lingue straniere è quello di creare un nuovo approccio all’insegnamento e all’apprendimento che ponga l’accento sulle forme di espressione estetica. Ciò significa che viene data particolare attenzione alla “forma linguistica”, al piacere e persino al desiderio di giocare con parole, frasi ed espressioni.  La “forma” implica anche i modi in cui il corpo comunica e come il suono, la parola, la frase e il movimento interagiscono tra loro.

Testo parziale tratto dal articolo ufficiale scritto dal professor Schewe e tradotto in italiano da S. Cecco il testo completo sul seguente link:

https://www.ucc.ie/en/media/electronicjournals/scenario/correspondents/SCHEWE(2013)%C3%A2%C2%80%C2%93CECCOANGELINI.pdf

Per  ulteriore approfondimento:

https://journals.ucc.ie/index.php/scenario/article/view/scenario-14-1-7/pdf-en  (foto in evidenza da qui derivante)

Manfred Schewe  è professore emerito dell University College Cork fondatore e  co-editore di SCENARIO, una rivista completamente peer-reviewed che si occupa di  Drama and Theatre in Foreign and Second Language Education, attualmente disponibile in tre lingue inglese, tedesco e italiano.