Quante città portiamo nel cuore? Cosa ci fa amare oppure odiare una città? Che cosa rappresenta la città per ognuno di noi? “Tutto cominciò un giorno da una mia domanda. Ancora oggi non so perché feci quella domanda. Essa non era rivolta a nessuno in particolare, forse stavo solo interrogando me stessa ad alta voce. “Come si chiama il cimitero dove è sepolta nonna Auralla? … Tutti avevano idee diverse su quel cimitero, completamente diverse e fu così che [ognuno di noi] cominciò a disegnare la PROPRIA città: disegnavamo perché i nostri ricordi stavano sbiadendo. Avevamo bisogno di quel disegno, di quella città di carta per sopravvivere, e per ritrovare noi stessi e le nostre radici. Mi ricordavo all’improvviso del vento leggero di Mogadiscio, i colori e gli odori. Dopo due ore di disegno eravamo sfiniti …. Ma una mappa non basta per fare una città.” In questo laboratorio partendo da queste righe del romanzo di Igiaba Scego La mia casa è dove sono, e analizzandone gli aspetti più salienti cercheremo di riflettere su questo argomento. Gli studenti proveranno attraverso il disegno, il mimo e le tecniche della drammatizzazione a dare voce a queste domande.