“Tutti possono recitare. Tutti possono improvvisare. Chiunque lo desideri può recitare in teatro e imparare a diventare “degno di stare in scena”. Impariamo attraverso l’esperienza e sperimentando, nessuno insegna niente a nessuno. {..} Se l’ambiente lo permette, chiunque può imparare qualunque cosa scelga di imparare; e se l’individuo lo permette, l’ambiente gli insegna tutto ciò che ha da insegnargli … il “talento” alla ”mancanza di talento” c’entrano poco. “(Spolin, p.10)
È questo l’ incipit dell’edizione italiana di Improvisation for the Theatre di Viola Spolin e mi piace proprio iniziare con le sue parole, per parlare di questa grande pedagoga e della sua filosofia.
Viola Spolin nasce a Chicago nel 1906 da una famiglia di ebrei russi. Dopo il liceo dal 1923 al 1926 studia alla Boyd’s Recreational Training School, dove segue le lezioni di Neva Boyd, un’insegnante legata al movimento di educazione progressista che fu una delle prime teoriche dell’uso del gioco nell’educazione e nella formazione sociale. Nel 1939, durante il periodo della Grande Depressione su raccomandazione di Boyd, Viola viene assunta come supervisore teatrale per la filiale di Chicago del progetto ricreativo della WPA, e insegna le abilità teatrali ai bambini del ghetto delle strade del West Side, per lo più figli di immigrati, adottando un sistema non verbale, fondato sull’esperienza e sul gioco per superare le loro difficoltà con la lingua e con le diverse culture di provenienza.
Basandosi sull’esperienza del lavoro di Neva Boyd, Viola Spolin sviluppa dei nuovi giochi incentrati sulla creatività individuale e sull’anti-autoritarismo, adattando e focalizzando il concetto di gioco per sbloccare la capacità di autoespressione creativa. Scrive Spolin : “Il gioco è una forma collettiva naturale che procura il coinvolgimento e la libertà personale necessari al fare esperienza. I giochi sviluppano le tecniche e le abilità personali necessarie al gioco stesso, mediante lo svolgimento del gioco. Le abilità vengono sviluppate proprio nel momento in cui una persona sta ricavando tutto il divertimento e l’eccitamento che un gioco possa offrire, e questo è esattamente il momento in cui essa è veramente pronta a riceverle .. l’ingegnosità e l’ inventiva .. possono fronteggiare qualunque crisi che il gioco propone poiché giocando, diventa chiaro che il giocatore è libero di raggiungere lo scopo del gioco secondo lo stile che preferisce (fintanto che rispetta le regole del gioco stesso). (Spolin p. 11) Anziché ordinare agli studenti cosa fare o come comportarsi, Viola Spolin cerca di farli arrivare da soli allo stesso risultato attraverso il gioco, nella convinzione che le persone recepiscono un insegnamento più facilmente se appreso attraverso l’esperienza diretta, anziché tramite indicazioni “coercitive” dell’insegnante.
Nel 1965 Spolin fonda a Chicago il Game Theatre e nello stesso periodo organizza una piccola scuola elementare cooperativa – chiamata Playroom School e successivamente Parents School – sempre nell’area di Chicago. In questo teatro e nella scuola viene promossa la diretta partecipazione del pubblico ai giochi teatrali, eliminando per la prima volta la separazione convenzionale tra attori e pubblico. L’esperimento teatrale lì per lì ottiene scarso successo e si conclude dopo solo pochi mesi, ma la scuola continua ad utilizzarne le tecniche, insieme a un regolare curriculum di scuola primaria, fino agli anni ’70. Il succitato testo Improvisation for the Theatre del 1963, in italiano tradotto con Esercizi e improvvisazioni per il teatro è il frutto di anni di lavoro con attori, bambini, educatori e psicologi, un punto di riferimento fondamentale per gli insegnanti di recitazione e gli educatori in generale e divenuto una bibbia del movimento teatrale di improvvisazione.
Con il successivo testo del 1985 Theater Games for the Classroom: A Teacher’s Handbook, in italiano tradotto con Giochi di teatro per le scuole, Viola Spolin trasforma l’insegnamento delle abilità e delle tecniche di recitazione in esercizi sotto forma di gioco. L’attenzione viene spostata dalla “recitazione” al “fare nel momento presente’, all’agire rapidamente senza ricorrere all’intelletto, ma affidandosi, come i bambini, alla spontaneità degli impulsi. Inoltre tutti gli esercizi previsti nei “giochi teatrali” erano strutturati sul “problem solving” ovvero la soluzione di un problema. “ La tecnica del problem-solving .. consiste nel dare problemi per risolvere problemi.. abolisce la necessità da parte dell’insegnante di analizzare il lavoro di un allievo su base personale ed elimina la necessità da parte dell’ allievo di cercare l’ approvazione dell’insegnante .. perché quando per imparare qualcosa si deve dipendere dall’approvazione di un’altra persona, l’ apprendimento è distorto dai propri bisogni soggettivi e da quelli dell’insegnante, il che crea spesso difficoltà . … il problem solving svolge la funzione di creare unità organica e libertà di azione e mettendo in dubbio i procedimenti adottati … quando compare una crisi, genera una grande emozione cosicché tutti i partecipanti restano aperti all’esperienza. Poiché non c’è un modo giusto o sbagliato per risolvere un problema e poiché la risposta a ciascun problema è nel problema stesso, il lavoro continuativo su questi problemi e il fatto di risolverli apre ciascuno alle proprie risorse e al proprio potenziale. (Spolin p. 24).
Quindi ricapitolando alcuni concetti chiavi della visione di Viola Spolin: uso del gioco in classe, uso della spontaneità, uso dell’esperienza diretta attraverso la risoluzione di problemi, è questa la grande scommessa anche degli insegnanti di lingue che adottano l’improvvisazione e i giochi teatrali per l’apprendimento. Attraverso la creazione in classe delle condizioni per fare fluire la spontaneità, l’agire rapido nella risoluzione collaborativa di sfide, si dà spazio alla sperimentazione, alla scoperta di ciò che è sconosciuto. Il teatro e l’improvvisazione teatrale forniscono agli studenti e ai docenti gli strumenti per creare una libertà personale nella quale fluttuare in tutta tranquillità e provare a conoscersi, giocare a conoscersi e scoprirsi. La sensazione di libertà e di gioco che si prova durante un’improvvisazione teatrale è impossibile sentirla o vederla in un altro gioco d’interpretazione. Il giocatore, per superare le sfide che il gioco presenta, ha a sua disposizione l’ingegno, l’inventiva e l’intuito” (Spolin p. 36). Fra i giochi teatrali di Spolin diventati più popolari ricordiamo il Gibberish, il dialogo cantato e lo specchio. Nel primo l’attore deve raccontare qualcosa senza usare parole vere ma emettendo solo dei suoni che non hanno nessun significato, nel secondo doveva “cantare” il dialogo e usare il proprio corpo; nel terzo era invitato ad eseguire gli stessi gesti del proprio partner, concentrandosi su di lui piuttosto che su se stesso.
Per approfondimenti:
https://www.violaspolin.org/ sito uffciale dove si possono trovare tutte le informazioni sul suo lavoro e sulle sue tecniche (Foto compresa)
Spolin, V., Esercizi e improvvisazioni per il teatro a cura di P. Asso, Dino Audino editore, 2010
Spolin V., Giochi di teatro per le scuole. Manuale teorico pratico ad uso di insegnanti e trainer. Dino Audino editore, 2010